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Il momento è adesso: verso un trattato ONU sull’inquinamento da plastica

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Un trattato storico delle Nazioni Unite per porre fine all’inquinamento da plastica potrebbe vedere la luce nelle prossime settimane, mentre a Ginevra si svolgono le fasi finali dei negoziati. Ed Shepherd, Senior Global Sustainability Manager di Unilever, presente ai colloqui, ci racconta cosa aspettarci.

Rendering 3D di cumuli di bottiglie di plastica e imballaggi adagiati sul fondale marino
Ed Shepherd, Senior Global Sustainability Manager di Unilever
Ed Shepherd, Senior Global Sustainability Manager di Unilever

Un processo complesso, ma con nuove speranze

Lo scorso dicembre il quinto e ultimo round pianificato dei negoziati (INC5) si è concluso senza un accordo. Per questo le parti hanno deciso di rivedersi a Ginevra, nel nuovo incontro INC5.2.

Ed Shepherd parteciperà come membro della delegazione della Business Coalition for a Global Plastics Treaty, di cui Unilever è co-presidente.

Quanto è realistico un accordo?

«C’è ancora molto lavoro da fare per colmare le distanze tra le posizioni dei governi – spiega Shepherd – ma cresce la consapevolezza che questa sia davvero l’ultima occasione per un accordo significativo. Molti paesi chiedono più ambizione e sono già in larga parte allineati sui contenuti fondamentali. Il mio ottimismo è aumentato grazie ai segnali politici più recenti, dalla dichiarazione Stand Up for Ambition fino alla Nice Wake Up Call, sostenuta da 95 stati».

Secondo Shepherd, tuttavia, resta anche il rischio di un fallimento, aggravato dalle tensioni geopolitiche. Per questo a Ginevra sarà fondamentale la presenza di leader politici di alto livello, capaci di guidare compromessi.

La posizione di Unilever e della Business Coalition

Unilever e la coalizione di imprese chiedono un trattato con regole armonizzate sugli imballaggi, che creino coerenza oltre i confini ma lascino spazio alle ambizioni nazionali.

«Per aziende globali come la nostra – spiega Shepherd – questo significherebbe più certezza nelle decisioni di lungo periodo, meno costi del capitale e maggiore possibilità di investire in soluzioni scalabili contro l’inquinamento da plastica. È l’approccio più conveniente e con maggior valore economico, sociale e ambientale».

Cosa dovrebbe includere il trattato

Il trattato, secondo la Business Coalition, dovrebbe coprire l’intero ciclo di vita della plastica e prevedere obblighi vincolanti, in particolare per il settore degli imballaggi.

Tre pilastri sono considerati cruciali:

  • Lista globale di eliminazione per prodotti e sostanze chimiche problematiche (Art. 3).
  • Criteri obbligatori di progettazione dei prodotti (Art. 5).
  • Riduzione della produzione e dell’uso della plastica vergine fino a livelli sostenibili (Art. 6).

Il nodo più difficile resta proprio il tema della produzione e del consumo sostenibile. «Per Unilever è evidente – dice Shepherd – che senza limiti concreti non sarà possibile fermare l’inquinamento».

Non a caso, nell’ottobre 2024, la Business Coalition ha sottoscritto la Bridge to Busan Declaration, che chiede ai governi di impegnarsi a riportare la produzione su livelli sostenibili.

Perché servono regole armonizzate

La coalizione ha commissionato uno studio economico per confrontare due scenari: regole armonizzate a livello globale oppure regole frammentate, diverse da paese a paese.

I risultati sono chiari: l’armonizzazione garantisce enormi vantaggi.

A livello globale: entro il 2040 le entrate generate dai sistemi di responsabilità estesa del produttore (EPR) potrebbero raggiungere i 576 miliardi di dollari, più del doppio rispetto a uno scenario frammentato. Questo permetterebbe di espandere i sistemi di gestione dei rifiuti, riducendo drasticamente quelli mal gestiti. Inoltre, la disponibilità di contenuto riciclato crescerebbe del 77%, creando posti di lavoro in particolare nelle economie emergenti.

A livello nazionale:

  • In Brasile i tassi di riciclo potrebbero salire del 21%, con 1 milione di tonnellate in meno di rifiuti plastici mal gestiti.
  • La Cina rafforzerebbe il proprio ruolo di leader nella manifattura sostenibile, con un aumento dell’80% nella disponibilità di contenuto riciclato.
  • L’India potrebbe risparmiare fino a 20 miliardi di dollari in costi di bonifica entro il 2040, liberando risorse per infrastrutture e innovazione.
Un appello ai negoziatori

Shepherd lancia un messaggio chiaro: «Oggi c’è un allineamento senza precedenti tra governi, imprese e società civile sugli elementi fondamentali di un trattato efficace. Ma servono coraggio e leadership politica. Azioni volontarie e frammentate non bastano: solo un solido trattato ONU può accelerare l’azione e generare valore economico, sociale e ambientale».

Ora è il momento di trasformare questa opportunità in realtà. INC5.2 deve segnare il passo decisivo verso la fine dell’inquinamento da plastica.

Rebecca Marmot, Chief Sustainability & Corporate Affairs Officer di Unilever

Leggi di più sullo studio della Business Coalition sull’analisi economica.

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