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Abbiamo urgentemente bisogno di un accordo globale giuridicamente vincolante che coinvolga tutti i Paesi per porre fine a questa crisi entro il 2030. È il momento di agire.
Puoi firmare la petizione del WWF qui
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La plastica è un materiale prezioso. È fondamentale per la distribuzione sicura ed efficiente dei prodotti e ha un'impronta di carbonio più bassa di molte alternative. Il problema è che troppi rifiuti in plastica finiscono nell'ambiente.
Infatti, si prevede che la crisi dell'inquinamento da plastica aumenterà da qui al 2040, con il doppio di plastica vergine prodotta e una quantità di quattro volte superiore riversata negli oceani.
Non possiamo permettere che questo accada.
Bandire del tutto la plastica non è la risposta. La soluzione risiede nel ridurre l'uso della plastica vergine (tagliarne la produzione in primo luogo), inserendo tutta la plastica prodotta in un'economia circolare (considerandola una risorsa e non un rifiuto).
Stiamo lavorando intensamente su entrambi i fronti perché riconosciamo che la plastica che produciamo è una nostra responsabilità. Ci siamo assunti l'impegno di dimezzare il nostro uso di plastica vergine entro il 2025, eliminando oltre 100.000 tonnellate di plastica dai nostri imballaggi, e di progettare tutti i nostri packaging in modo che siano completamente riutilizzabili, riciclabili o compostabili. E stiamo facendo degli ottimi passi avanti.
Abbiamo anche sottoscritto accordi volontari di settore, tra cui il New Plastics Economy Global Commitment, che mira a contrastare rifiuti plastici e inquinamento alla fonte, e vari Plastic Pact che mettono insieme governi, ONG e aziende per accelerare i progressi verso il riutilizzo e il riciclo della plastica.
Questi accordi stanno dando i risultati sperati. Secondo il Global Commitment 2021 Progress Report, i marchi e i rivenditori coinvolti hanno ridotto il loro consumo di plastica vergine negli imballaggi per il secondo anno consecutivo. Questa tendenza sarà accelerata da nuove iniziative volte a ridurre di quasi il 20% l'utilizzo della plastica vergine in termini assoluti entro il 2025 rispetto al 2018.
Nonostante i risultati raggiunti e le tendenze positive, queste iniziative da sole non sono sufficienti: dobbiamo andare molto oltre e agire più velocemente.
Non risolveremo il problema fino a quando le nazioni non cambieranno drasticamente il modo di utilizzare, riciclare e ridurre la plastica. È necessaria un'azione decisiva e globale che arrivi alla causa principale. In alcuni casi, questo significa passare da misure volontarie a misure obbligatorie.
Ecco perché, insieme a oltre 70 aziende, chiediamo un trattato delle Nazioni Unite ambizioso e giuridicamente vincolante, basato su un approccio di economia circolare, per affrontare l'inquinamento da plastica su scala globale, così come l'Accordo di Parigi ha affrontato la crisi climatica.
L'inquinamento da plastica non è limitato ai confini nazionali, quindi il mondo ha bisogno di una risposta internazionale coesa e coordinata che affronti il problema alla fonte. Un'economia circolare per la plastica può aiutare anche ad affrontare il cambiamento climatico e la perdita della biodiversità, producendo allo stesso tempo un impatto sociale ed economico positivo.
Crediamo che il trattato dovrebbe allineare tutti gli attori - governi, aziende e società - su una comprensione comune delle cause e su un approccio condiviso per affrontarle. Per le aziende e gli investitori, questa soluzione si traduce in una condizione paritaria ed evita soluzioni e ambizioni disconnesse, stabilendo al contempo le condizioni adeguate al funzionamento concreto su larga scala di un'economia circolare per la plastica.
Crediamo altresì che il trattato debba essere giuridicamente vincolante e includere obiettivi obbligatori per limitare la produzione di plastica vergine a livello di governi nazionali per determinare le responsabilità. Garantire la partecipazione e la conformità di tutti i Paesi sbloccherà gli investimenti necessari per l'espansione di innovazioni, infrastrutture e competenze nei luoghi che richiedono un maggiore sostegno.
Sussistono buone ragioni per essere ottimisti circa la stipula e l’adozione di questo trattato: quasi due terzi degli Stati membri delle Nazioni Unite, 130 Paesi, già oggi sostiene l'idea, così come un numero crescente di aziende e gruppi di investitori. Anche le persone chiedono soluzioni concrete. La petizione del WWF che auspica il trattato è stata ad oggi firmata da oltre 2 milioni di persone. Ma serve il sostegno di più organizzazioni e persone per esercitare pressione su tutti i governi affinché si adoperino per la realizzazione del trattato.
Come sottolineato dal rapporto Breaking the Plastic Wave del The Pew Charitable Trust, non è la mancanza di soluzioni tecniche che ci impedisce di affrontare l'inquinamento da plastica, ma piuttosto l'inadeguatezza dei quadri normativi, dei modelli di business e dei meccanismi di finanziamento.
Abbiamo urgentemente bisogno di un accordo globale giuridicamente vincolante che coinvolga tutti i Paesi per porre fine a questa crisi entro il 2030. È il momento di agire.
Puoi firmare la petizione del WWF qui