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Unilever: anche i papà possono fare la differenza

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Da un confronto realizzato da ValoreD tra Italia ed Europa, il tasso di occupazione delle mamme con figli decresce. Ma un buon welfare aziendale può aiutare, partendo dai papà

Father and son doing laundry

Roma, 11 Maggio 2017 – Da un punto di vista strettamente commerciale, la festa della mamma non conosce crisi: le vetrine allettano, tra le offerte mid seasons, con svariate proposte regalo pensate e, soprattutto, indirizzate “alla mamma”. Ma in ambito professionale c’è poco da festeggiare: l’Italia rimane ancora il fanalino di coda dell’Europa quando si parla del binomio mamma – lavoro (per non parlare della carriera).

I dati elaborati da ValoreD - la prima associazione in di imprese che promuove la diversità, il talento e la leadership femminile in Italia - restituiscono una fotografia nitida di quanto ci sia ancora da fare per raggiungere i livelli europei. In Italia, il tasso di occupazione delle mamme decresce in base al numero di figli sensibilmente rispetto alla media europea: quelle occupate sono il 58,4% contro una media europea del 72,5% (primo figlio).

Se infatti in Italia il tasso di occupazione tra i 25 e i 49 anni delle donne senza figli è del 62,2%, questo si riduce al 58,4% con la nascita del primo figlio, al 54% con la nascita del secondo, e addirittura al 41,4% per le donne con 3 o più figli mentre in Svezia, ad esempio, le donne che lavorano con più di 2 figli raggiungono il 79,4%.

La situazione non cambia quando i bambini crescono, perché se in Finlandia lavora l’89,2% delle mamme con figlio minore in età scolare (6-14 anni), in Italia la media si ferma al 56,4%.

Questi numeri sono la dimostrazione del fatto che qualcosa non funzioni. Oggi è possibile fare molto per aiutare e sostenere i dipendenti che assumono il doppio ruolo di genitori e lavoratori” – afferma Gianfranco Chimirri, Direttore Risorse Umane di Unilever Italia.

Come? Attraverso un sistema di welfare articolato, mirato e soprattutto dedicato sia alle mamme sia ai papà, che vengono coinvolti in maniera diretta e attiva. È un dato di fatto che la genitorialità preveda il coinvolgimento di entrambi i genitori e puntando sui papà possiamo aiutare tutti, in particolare le donne, a non trascurare il proprio percorso professionale”.

Da qui nasce il programma il cui nome dice tutto: Unilever Pregnancy Test, un sistema disponibile sulla piattaforma Unilever rivolta ai dipendenti e pensato per le future mamme e papà per aiutarli a pianificare il loro percorso pre, durante e post rientro in ufficio. Consigli, suggerimenti e aiuti concreti sulla gravidanza, l’impatto che essa ha sul proprio lavoro e carriera, e sull’importanza del lavoro di team.

Non solo: orari flessibili, sala allattamento, agile working sono a disposizione di tutti i dipendenti per contribuire a bilanciare un po’ meglio vita privata e lavoro, così come viene messa a disposizione l’opportunità di pianificare la propria carriera includendo anche la maternità tra i propri obiettivi a breve e lungo termine. In questo modo, l’azienda si prepara, e prepara il dipendente, ad affrontare le diverse fasi della vita professionale (e non solo) con programmi mirati che prevedono, tra l’altro, mentoring, coaching e training dedicati per aumentare le proprie capacità.

E i risultati si vedono: “In Unilever abbiamo un numero medio di figli superiore alla media nazionale – 1,5 versus 1,3 – e la percentuale di abbandono del lavoro dopo la nascita del primo figlio è solo dell’1% contro una media nazionale del 25%. Una durata media dell’assenza dal lavoro per maternità di 7 mesi (rispetto agli 11 previsti dalla legge)".

"Poche anche le richieste di part time, sotto il 2%. Insomma, un piano welfare ben strutturato è sicuramente stimolante e di supporto per quei genitori che desiderano continuare a lavorare senza provare – per quanto possibile – quei diabolici sensi di colpa” spiega Chimirri.

Questo approccio nasce dalla convinzione in Unilever che il Gender Balance permetta di sviluppare il potenziale di ognuno, esaltando e diversificando i nostri talenti anche al fine di rispondere alle esigenze di una clientela che è certamente mista (in Italia più del 90% dei responsabili d’acquisto dei nostri prodotti è costituito da donne).

Per questo motivo, già da diversi anni, Unilever ha voluto formalizzare il proprio impegno inserendo target specifici relativi alla diversità e all’inclusione, all’interno dello USLP, piano di crescita sostenibile dell’azienda nato nel 2010. In questo senso, Unilever si è posta come obiettivo imprescindibile quello di valorizzare, attraverso programmi specifici, il ruolo di 5 milioni di donne in tutto il mondo entro il 2020.

Insomma, le imprese possono fare la loro parte, unite ancora meglio: “Questo è uno dei motivi per cui abbiamo rinnovato la nostra presenza in Valore D: crediamo che aziende che condividono gli stessi valori in termini di diversity, insieme, possano contribuire a creare condizioni di equilibrio per le mamme e i papà che lavorano.” – conclude.

Siamo particolarmente felici di dare il benvenuto tra le aziende Associate a Unilever – spiega Barbara Falcomer, Direttore Generale di Valore Dun’aziendache ha come pubblico di riferimento principale le donne e che quindi ha capito da tempo il valore strategico - anche in termini economici - di averle e farle crescere al proprio interno, supportandole anche durante la maternità".

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